Aristarcos Kleomenide, nobile spartano, ha due figli: il robusto Britos, primogenito, e lo zoppo Kleidemos. Le leggi di Sparta, la patria dei guerrieri, non gli lasciano scelta… il bambino storpio deve morire. Aristarcos decide, perdita per perdita, di affidarlo agli dei deponendolo sotto alla quercia del Taigeto, nella speranza che qualcuno lo raccolga e lo cresca al posto suo.
Kleidemos viene raccolto da Kritolaos, un vecchio pastore ilota, che decide di crescere il fanciullo come fosse il nipote che la figlia vedova non ha mai potuto dargli. Il bambino viene ribattezzato Talos. Kritolaos non è un semplice ilota: è il custode delle armi di Aristodemo, antico re degli iloti, e quindi capo spirituale del suo popolo. Il vecchio decide di fare di Talos il suo erede: gli insegna a difendersi nonostante il suo handicap e ad usare un robusto arco da guerra.
Gli anni passano ed i due Kleomenidi crescono separati, nell'insegna dei canoni che la diversa società insegna loro.
In Talos si sviluppa una sempre più pressante attrazione verso Antinea, giovane ragazza ilota sua vicina, che un giorno salva da uno stupro ad opera di un gruppo di giovani spartani. Capo del gruppo era Britos, che risparmia al fratello sconosciuto la vita per il coraggio dimostrato.
Il destino dei due inizia a ricongiungersi. Talos assiste alla violenta iniziazione di Britos, che lo ricompensa con una spedizione punitiva mirata a reprime la sfrontatezza del giovane ilota.
La Grecia entra in guerra con la Persia, e Sparta deve mandare il suo contingente di eroi a bloccare il passo delle Termopili: 300 uomini contro un quarto di milione. Gli iloti fungono da paggi e servitori per i guerrieri spartani… Talos viene scelto per accompagnare Britos.
Per tre giorni gli spartani reggono l'attacco persiano… ma il compito di Leonidas non è vincere, ma guadagnare tempo. Il re, grande amico del prode Aristarcos, sceglie il giovane Britos ed il suo compagno Aghias per portare un dispaccio a Sparta. Mentre alle Termopili il re ed i suoi eroi muoiono i due giovani spartani, accompagnati da Talos, ingoiano l'orgoglio ferito e proseguono verso Sparta. Ma qualcuno sostituisce durante il tragitto il messaggio, e i due vengono presi per dei vigliacchi dai loro concittadini.
Aghias si suicida, ma Britos trova riscatto. Talos, ormai succeduto al vecchio Kritolaos, insieme al gigantesco Karas, altro capo spirituale ilota, organizza atti di guerriglia contro le truppe persiane isolate, coinvolgendo il fratello nella lotta. Britos troverà la morte nella battaglia di Platea, in cui i greci riconquisteranno la loro libertà, e Talos scoprirà le sue vere origini.
Il messaggio di Leonidas era una richiesta per gli efori, perché vedendo i due fratelli nelle loro diverse condizioni, capissero il dramma che stava distruggendo Sparta. Leonidas chiedeva la liberazione degli iloti dalla schiavitù, ma la Krypteia, sconvolta da quel biglietto rivoluzionario, lo aveva sostituito con uno bianco. Sarà compito dello stesso Talos fare sì che il desiderio di Leonidas si avveri.
Comincia una nuova vita per lo storpio, una vita come comandante degli spartani nella campagna contro i persiani del re Pausanias. Viene scelto come intermediario di Pausanias alla corte del Re dei re, tramite ignaro di un tentativo di alleanza tra il suo re e l'imperatore persiano. Egli verrà ucciso per aver cospirato contro Sparta, mentre in Talos il bisogno di tornare tra gli iloti diventa sempre più pressante.
La rivolta degli iloti diventa sempre più imminente, mentre la Krypteia prosegue nelle sue repressioni. Talos scoprirà tutta la verità, leggendo il biglietto di Leonidas, e deciderà di tornare dagli iloti per mettersi a capo della rivolta, dopo un terremoto che distrugge la casa dei Kleomenidi, tutto ciò che di spartano restava in lui.
Prese le armi di Aristodemo e sposatosi con Antinea, da cui avrà un figlio, di nome di Aristodemo, Talos guida la lotta contro Sparta. Gli iloti ribelli ottengono la libertà; Talos sparisce nell'ombra, come il lupo che era in lui, lasciando le armi di Aristodemo e la promessa di tornare a difendere il suo popolo se ce ne sia bisogno.